Fuori stagione alle Cinque Terre sui sentieri tra vigneti eroici. E lontani dalla folla. 

Ieri il periodico Dove del Corriere della Sera ha pubblicato un bellissimo articolo che racconta il nostro territorio con uno sguardo diverso, profondo e autentico.

Si parla di terrazzamenti e muretti a secco, di un paesaggio verticale che richiede tempo per essere compreso. Della bellezza dei sentieri e del fascino del tardo autunno. Quando, cioè, il turismo rallenta e le Cinque Terre mostrano la loro anima più vera, quella che ‘sa di terra più che di mare’.
Ecco qualche passaggio che ci ha colpito: 

Un paesaggio verticale, che sale brusco dal litorale ai boschi e ai campi coltivati, stretti in fasce a gradoni tanto sottili da sembrare impossibili, tenuti insieme da un groviglio di terrazzamenti (che qui chiamano cian), scale di pietra e muretti a secco: quelli di contenimento per imbrigliare la terra, quelli di posa dove lasciare le ceste per l’uva e gli attrezzi di un’agricoltura eroica, dove tutto si fa ancora a mano.

Un piccolo mondo antico che richiede tempo per essere visitato. Perché dal treno − il mezzo migliore, che corre in lunghe gallerie scavate dentro la montagna − le Cinque Terre non si riesce nemmeno a vederle. Perché le barche faticano a raggiungerle non appena il mare si ingrossa un po’. Perché le strade, tortuose, ripide e strette, arrivano a stento. Perché i paesini sembra non abbiano nemmeno vie e piazze, ma soltanto alte case costruite le une sulle altre, con fondamenta gettate nell’acqua come ninfee o mangrovie.

Il tardo autunno è il periodo migliore per visitare questa zona: c’è una luce magica, la temperatura è perfetta per camminare e i sentieri sono poco affollati, consiglia il direttore del Parco Nazionale delle Cinque Terre – Area Marina Protetta, Patrizio Scarpellini.

Vi invitiamo a leggere l’intero articolo per immergervi davvero in questa narrazione unica: https://viaggi.corriere.it/itinerari-e-luoghi/

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