Qualcuno lo definisce un “turismo di nicchia”, ma è un fatto che i cosiddetti itinerari dello spirito continuano a rappresentare méte importanti per le persone e per le famiglie. Se infatti, complice il periodo pandemico, i grandi pellegrinaggi organizzati fanno fatica a riprendere in pieno, sono sempre più numerosi quanti, da soli o in piccoli gruppi, decidono di utilizzare le proprie vacanze per visitare luoghi di fede. E questo avviene spesso anche per persone non credenti, come si è verificato anche la scorsa estate per il cosiddetto “cammino di Santiago”: sono stati numerosi anche dalla Spezia e provincia i giovani e le giovani che hanno raggiunto a piedi il grande santuario di Compostela, e per alcuni di loro l’esperienza è stata tale da indurli a proseguire incontri e verifiche. E’ proprio vero che il senso religioso riesce spesso a scaturire all’improvviso.

Di tutto questo si è parlato venerdì 24 febbraio, in sala Dante, in una tavola rotonda organizzata da Confcommercio per promuovere tra i giovani alunni delle scuole superiori spezzine il valore del turismo e delle prospettive di lavoro che esso può fornire. Com’è facile immaginare si è parlato a lungo delle Cinque Terre, ed è qui che, forse a sorpresa, ha fatto capolino il “turismo dello spirito”. Nel 1817, come è noto, lo scrittore francese Stendhal compì in Italia quello che si chiamava il “grand tour” (espressione da cui deriva quella attuale di turismo) e, visitando a Firenze Santa Croce, venne colpito da un malessere poi definito “sindrome di Stendhal”: frutto proprio di quella particolare emozione che i luoghi dello spirito, o comunque quelli di particolare bellezza, talora inducono nelle persone. Ebbene, qualcosa di equivalente lo si può provare non in una singola chiesa, ma nell’insieme caratteristico e straordinario di cinque santuari mariani, quelli che sovrastano appunto le Cinque Terre: uno per ciascuna località, volti idealmente a guardare il mare.

E’ il mare che a Eugenio Montale, nella poesia “La casa dei doganieri” ispirata a Monterosso, fece parlare di un “varco” misterioro, quello di fronte al quale tutti noi, credenti o non credenti, ci troviamo di fronte nella nostra vita. La “strada dei santuari”, si potrebbe dire, rappresenta il nostro rapporto con quel “varco” misterioso meglio della casa diroccata che ispirò Montale: un’emozione che può diventare senso religioso, come a Compostela, come a Firenze, come altrove. Il “turismo dello spirito” rappresenta certo anche una prospettiva economica e di sviluppo, ma è molto di più. Il convegno un po’ ci ha aiutato a comprenderlo.

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