Anni Sessanta. Quando eravamo giovani

Neri Pozza

Raccontare a un giovane d’oggi la vita quotidiana dei ragazzi che avevano la sua età negli anni Sessanta è come trasportarlo in un mondo parallelo. C’erano orizzonti illimitati, tutte le possibilità erano aperte, le autostrade crescevano come funghi insieme al Pil e l’ascensore sociale permetteva di realizzare molti sogni. Sei per i Beatles o per i Rolling Stones? ci si chiedeva. Paul McCartney ricorda ancora la prima volta che i ragazzi di Liverpool fumarono marijuana, iniziati da Bob Dylan. I Rolling Stones, con i capelli scodellati in avanti, i pantaloni a sigaretta, gli stivaletti, erano idoli potenti. In Italia c’era una ragazza lunga lunga che urlava, dimenava gambe, braccia e mani e con la sua voce fantastica poteva fare qualsiasi cosa. Si chiamava Mina. Però la trasgressione attraeva e intimoriva al tempo stesso, andava presa a dosi omeopatiche. Nel 1964 Aldo Moro inaugurò l’autostrada del Sole. Si cominciò a partire stipati sulla 600 chi per la villeggiatura, chi per tornare nel paese da cui era emigrato. Stavano arrivando anche la lavatrice, che avrebbe cambiato la vita delle mamme, e la pillola quella delle figlie. Prima le signore andavano in tubino, tailleur e giro di perle, al massimo un tamburello in testa come Jacqueline Bouvier in Kennedy. La minigonna irruppe come un fulmine, fiorì nella Londra in veloce trasformazione nel cuore di Chelsea, a due passi dallo studio del fotografo Antony Armstrong-Jones conte di Snowdon, appena entrato nella famiglia reale sposando Margaret, la sorella della regina Elisabetta. C’erano i playboy nei Sessanta, gli eroi delle lunghe estati, c’era Gigi Rizzi orfano di Brigitte Bardot, Porfirio Rubirosa che fra i suoi flirt annoverava Marilyn Monroe, Ava Gardner e Rita Hayworth. Sulle dune di Sabaudia si ritrovavano gli intellettuali: Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Enzo Siciliano, Dacia Maraini, Laura Betti. C’era chi da Milano andava a Kathmandu, paradiso dell’oppio, ritrovo internazionale dell’hippismo, ma anche del principe dei viaggiatori, Bruce Chatwin, che andò in Afghanistan nel 1969 in compagnia del gesuita Peter Levi e presagì la fine di quell’incanto. Anche le mode letterarie sono nate allora, quando si cominciò a leggere i libri senza subire solo la biblioteca di famiglia e a manifestare passioni totali. Per scrittori che suonavano un po’ trasgressivi come Pablo Neruda o Henry Miller o il D.H. Lawrence dell’Amante di Lady Chatterley. E poi l’Antologia di Spoon River, Ernest Hemingway, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Gregory Corso… Attraverso i ricordi, le sensazioni, le idee di chi allora era una ragazzina, si è trasportati in questo libro nella magica decade in cui cambiò tutto. In un mix di madeleine private e pubblici cambiamenti.

Maria Luisa Agnese
Nata a Genova nel 1947. La sua carriera professionale nasce e si sviluppa come giornalista presso il Corriere della Sera. Ha diretto Sette (1998-2007) e Specchio della Stampa (1996-1998). Dopo la laurea in Filosofia ha seguito un corso di giornalismo. Sei mesi dopo è approdata a Panorama (1972-1989), poi all’Europeo e di nuovo a Panorama come Vice Direttore Vicario. Tra le sue passioni ci sono lo yoga, il pilates e la danza classica. Dirige anche un blog su cui scrive: La 27ora. Inoltre, ha condotto una video rubrica di Corriere.it. dal titolo molto feisbuc “Mi piace”.

Intervengono Valentina Strada e Emanuele Moggia