I segreti per ammirare gli splendidi borghi liguri dal migliore punto di vista, non così accessibile, specie per gli one-day tripper. Senza ripudiare la natura verde di una visita in un’area dove l’auto è ancora un extra

di ARTURO COCCHI

Le Cinque Terre? Scopritele dall’alto (guarda le foto: clicca qui).


A 350 metri, con splendide prospettive sulla verticalità della costiera, con il verde dei vigneti che si staglia davanti al blu intenso del mare, qua e là inframmezzati dal patchwork unico di quei borghi, ascesi, negli ultimi 3-4 lustri, al rango di icona cult del trek-turismo planetario. E magari con il fresco che a livello mare sarà sempre più difficile percepire, nelle prossime settimane.

Perché è fantastico anche solo gustarsi i singoli borghi, arrivando con i treni regionali da Genova o da La Spezia (ma esistono anche collegamenti diretti con Piemonte e Lombardia, ovviamente meno frequenti), e poi saltabeccare dall’una all’altra, sempre su rotaia, beneficiando dell’opzione 5 Terre Card estesa, che somma l’accesso free ai regionali e regionali veloci lungo la tratta Levanto-La Spezia al diritto di accesso al Parco Nazionale e agli altri servizi offerti, connessione wi-fi inclusa.

Anche presi uno alla volta, i borghi, ognuno con i propri colori, le creuze, gli scorci improvvisi sul mare e la verticalità del contorno di rocce e spuntoni, sono la miglior sintesi possibile di villaggio marinaro ligure.

E sicuramente non è meno affascinante raggiungerli dal mare. Lo si può fare, con i battelli turistici, da La Spezia o da Porto Venere, ma persino dal Porto Antico di Genova, o da località a metà distanza, come Deiva o le perle del Golfo del Tigullio, senza dimenticare Viareggio o le Marine di Massa e  Carrara: in quel caso si vedranno le Terre che si stagliano all’improvviso come muraglie imponenti e allo stesso tempo solari.

Ma il punto di vista migliore è quello che si gode dai monti. Non dall’Aurelia, perché la statale, che pure sale fino agli oltre 600 metri del Bracco, con vista mare sul versante genovese, si incunea nel suo tratto orientale in un entroterra da dove lo sguardo su Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore (ma anche quello su Porto Venere, che confina con le 5 Terre anche se ne è separata dallo sperone che delimita, a Ovest, il Golfo della Spezia) è oscurato dalle montagne. Tantomeno dall’autostrada, che passa a sua volta all’interno, e per giunta più in basso.

La via più affascinante è, come spesso accade, la più difficile da conquistare, e si trova tra i sentieri di mezza costa, quelli che salgono a monte, e la cosiddetta Via dei Santuari, una strada stretta che unisce tra loro (ma sarebbe quasi meglio dire unirebbe, viste la tortuosità e le cause di forza maggiore che spesso ne causano la chiusura – a tutt’oggi la tratta Monterosso-Vernazza è bloccata dall’alluvione del 2011) le 5 Terre propriamente dette, con in mezzo le frazioni “montane” di Volastra e Groppo, San Bernardino Reggio o Prevo, da una posizione inerpicata a mezza costa tra i 200 e i 350 metri di altitudine, perlopiù con favolose viste mare – e borghi.

Come premesso, la Via dei Santuari sembra lì apposta per fare selezione naturale tra i suoi potenziali fruitori. E’ relativamente lontana da tutto, persino dai sentieri, per non parlare delle stazioni, quindi difficile da raggiungere per gli one-day tripper.

È forse volutamente poco segnalata – chi non conosce bene la topografia della zona stenta a trovarla – in ossequio alla filosofia che ha trasformato la regione in un’oasi slow agognata in tutto il mondo (a chi si dichiara ligure può accadere che qualcuno chieda lumi sull’area persino durante una vacanza in Tasmania, dai locali).

Se poi per caso qualcuno la raggiunge, e non ama strade strette, dove in alcuni tratti può transitare solo un’auto alla volta, tutte curve e strapiombi – e oltretutto con scarse possibilità di parcheggi, è facile che scatti la rinuncia.

Storicamente, le Terre raggiungibili con facilità con il mezzo privato erano Monterosso da Genova, via Bracco, ma soprattutto Riomaggiore e Manarola da Spezia, dalla stessa strada che porta a Porto Venere, e a un certo punto si dirama, risalendo fino a un tunnel che buca il costone per lasciarsi alle spalle il Golfo della Spezia.

Da lì a 400 metri circa, la strada, ancora larga e scorrevole, declina dolcemente, fino a un ampio parcheggio che sovrasta Riomaggiore. Da lì si poteva scendere ancora, sino ai parcheggi situati ai limiti a monte di Riomaggiore e Manarola, esclusi quei giorni – festivi, ponti, altissima stagione estiva – in cui i parking andavano esauriti e i vigili, a monte, bloccavano il transito e invitavano i turisti a posteggiare lungo i bordi della strada.

Da Manarola a Monterosso, però, la strada era addirittura sterrata, perlopiù chiusa al traffico, segnalata a malapena nelle carte geografiche. Negli anni recenti, è stata asfaltata ed è… mediamente percorribile. Ad esempio, dal 2011, dai giorni della drammatica alluvione, non si transita più da Monterosso a Vernazza, anche se la tratta dovrebbe riaprire nell’arco di un paio di mesi.

Ma è proprio lì, tra il punto in cui lo stradone scorrevole svanisce, a Occidente, e, oggi, si trova un bivio tra la discesa a Manarola e lo stradino che continua verso Vernazza e Corniglia, e, frane permettendo, Monterosso, che si possono ammirare le visuali migliori, ad oggi in particolare su Manarola e su Corniglia.

La strada risale fino alla bella Volastra (che come Manarola è una frazione di Riomaggiore, mentre Corniglia è una frazione di Vernazza) per poi rimanere per qualche chilometro sospesa a mezz’aria, intorno ai 300-350 metri, con magnifici scorci sul mare e sulle due località, che da lì come forse da nessun altro punto di vista appaiono incastonati tra mare, vigneti e rocce.

Una visuale persino più bella rispetto a quelle offerte dal tradizionale trekking “bordo mare” che unisce Monterosso a Riomaggiore, quello che molti percorrono, che richiede 5-6 ore di cammino non particolarmente arduo, alla portata di qualunque persona sana per almeno i primi 50-60 anni di vita.

Il percorso transita una cinquantina di metri più in basso, per buona parte in mezzo ai vigneti e alla macchia mediterranea che coprono la visuale. Qua e là offre scorci imperdibili, sicuramente grandiosi quando si accosta a Vernazza, sia da Est (Monterosso) che da Ovest (Corniglia), e a Manarola, soprattutto da Ovest, ma senza quell’alone di magia che si percepisce, come a mezz’aria, sulla Via dei Santuari.

 

Paradossalmente, neanche i sentieri “montani”, inclusi quelli che raggiungono gli stessi Santuari (sono per ogni Terra e per ognuno esiste un percorso Borgo-Santuario), dove magari solo il punto d’arrivo offre una visuale mozzafiato, e comunque da un’altitudine superiore e con i borghi più distanti, troppo forse rispetto alla sensazione che si apprezza lungo la via dei Sentieri con Manarola e Corniglia allo stesso tempo lontane e “toccabili con mano”. Come arrivare, allora, a questo magnifico spot, sfondo ideale per fotografie professionali e selfie?

Per chi non volesse mortificare la natura slow e ambientalista di un soggiorno alle 5 Terre, e quindi desiderasse evitare auto o moto, le opzioni dure e pure non mancano. A cominciare, ovviamente, dalle due ruote a pedali.

Si può arrivare in bicicletta direttamente da La Spezia o portarla in treno fino ad una delle stazioni locali a caso, e poi muoversi liberamente. L’altra scelta green è ovviamente su due… piedi. Si percorre del tutto o in parte il sentiero Corniglia-Volastra-Manarola nell’uno o nell’altro senso: a seconda della direzione scelta, si arriva con il treno a Corniglia per ripartire da Manarola o viceversa.

A Volastra, si può scegliere se rimanere nel sentiero, che transita poco sotto la strada, o camminare direttamente sulla provinciale, dove il traffico raramente disturba.

Ai più pigri (e a chi ha meno tempo per ricorrere a mezzi pubblici e ha bisogno di avvicinarsi per quanto possibile alla meta interessata, si può suggerire di varcare il tunnel per poi limitare l’uso dell’auto al grande posteggio collocato sopra Riomaggiore, poco prima del bivio Riomaggiore-Manarola.

Per chi non può o non vuole camminare troppo, ci sono un altro paio di posteggi, l’ultimo proprio a Volastra. Esiste un’altra opzione: gli autobus navetta del parco (accesso incluso nella card), che collegano i borghi del Parco attraverso quella che è l’unica via possibile, esclusi battelli e treno che però non possono raggiungere i borghi montani. Si possono utilizzare per sondare il terreno, prima di individuare ognuno il “suo” percorso trekking ideale, o anche come mezzi di trasporto definitivi.

Repubblica.it